TERRITORIO
18456
page-template-default,page,page-id-18456,theme-bridge,bridge-core-2.4.1,woocommerce-no-js,,columns-4,qode-theme-ver-22.6,qode-theme-bridge,qode_header_in_grid,wpb-js-composer js-comp-ver-6.9.0,vc_responsive

TERRITORIO

IL TERRITORIO

FASCINO E STORIA

AdC_icona_territorioCamporeale è un piccolo centro agricolo della provincia di Palermo posto nella parte orientale della Val di Mazara, a cavallo delle due province di Palermo e Trapani, che si sono contese il fertile territorio fino al 1954, anno del definitivo passaggio alla circoscrizione amministrativa del capoluogo regionale siciliano. Un territorio che sorge nella Valle del Belice, in una zona collinare interna posta ad altitudini che raggiungono i 440 metri sul livello del mare, circondata da una catena di colline (Cozzo Cipolla, Cresta di San Cosimo e Spazzapignatte), che sovrastano la feconda Pianura di Mandranova e la difendono dai venti nordici.

...ridenti vallate costellate da poggi, promontori e colline che in primavera esplodono come in una tela dipinta...

Il percorso che si presenta al visitatore è meraviglioso: ridenti vallate costellate da poggi, promontori e colline che in primavera esplodono come in una tela dipinta con il giallo del grano, il verde dei vigneti e il rosso della sulla.

Un panorama naturale di straordinaria bellezza, come pochi in Sicilia, copre una vasta porzione di territorio dove si snodano suggestivi filari che corrono lungo la linea dell’orizzonte. Ampie porzioni vitate danno così vita a un paesaggio mozzafiato che cattura lo sguardo. È in questa terra che l’uomo da tempo immemmore intraprende con cura e passione le numerose attività economiche che oggi rappresentano l’eccellenza del territorio. Nelle antiche masserie racchiuse in questo lembo di terra vocata alla qualità, proseguono da generazioni le attività produttive che trasformano i frutti della terra in prelibatezze per palati raffinati. Prodotti genuini nascono dall’esperienza dell’uomo che conosce i più intimi segreti del territorio. Negli anni le aziende cresciute in questa valle hanno proseguito un cammino già tracciato dai padri, alimentando il sapere racchiuso nella genealogia con la passione, la volontà e il know-how apportato dalle nuove generazioni. L’innovazione nel segno della tradizione rappresenta oggi la via maestra che consente al tessuto produttivo locale di confrontarsi con i mercati nazionali e internazionali, puntando sui prodotti destinati ai mercati di nicchia. Una sfida che poggia sulle moderne strategie dell’internazionalizzazione senza perdere di vista le competenze distintive che determinano il successo economico aziendale e il rapporto con il territorio di origine che racchiude la storia del prodotto.

CENNI STORICI

Il nome di Camporeale, deriva dal latino “campus regalis” è significa “campo degno di un re”.

Nell’incantevole zona di Valdibella, poco distante dal centro abitato, sorgeva Macella, fondata dai Sicani nell’VIII secolo a.C., ed espugnata dalle truppe romane nel 260 a.C. Con l’arrivo degli arabi in Sicilia si assiste al sorgere nella zona di innumerevoli casali e villaggi, ognuno dei quali aveva il suo capo, il Kaid. Testimonianze tuttora visibili di tali insediamenti sono il Casale di Cubici, di cui si conservano ancora alcune grotte, il Castello di Kalatrasi e l’omonimo ponte, conosciuto come Ponte del Diavolo, in quanto, secondo la leggenda, fu costruito in una sola notte dai diavoli che abitavano le vicine rocche di Maranfusa.

Il nome di Camporeale, deriva dal latino “campus regalis” è significa “campo degno di un re”. Esso risulta relativamente recente; la fondazione risale infatti al 1779, anno in cui, a seguito dell’espulsione dei Gesuiti dai sette feudi del Val di Mazara, Giuseppe Beccadelli, Marchese di Sambuca, ottenne dal re Ferdinando di Borbone la concessione del feudo di Macellaro. L’impianto urbanistico è di tipo tardo settecentesco, e presenta una regolare scacchiera viaria originata dall’incrocio di due assi principali che dividono il paese in quattro quartieri principali. A causa del terremoto che nel 1968 colpì la Valle del Belice, le abitazioni sono state gravemente danneggiate, tanto da rendere necessaria la demolizione di parecchi edifici e la costruzione del Nuovo Centro, con parziale trasferimento della popolazione camporealese al nuovo agglomerato urbano.

Di particolare interesse storico-architettonico è il Baglio, l’opera più antica e imponente del paese. Costituito da due cortili cui si accede da un grande arco fatto costruire dai Gesuiti nel 1691, e su cui si affacciano la Chiesa di S. Antonio da Padova, al cui interno è possibile ammirare il grande Crocifisso in legno risalente al 1600 e un bassorilievo in marmo raffigurante San Calcedonio, attribuito alla scuola del Gagini, nonché l’imponente residenza dei Gesuiti, poi divenuta Palazzo del Principe, oggi sede dell’Enoteca e della Biblioteca comunale.

Camporeale non è famosa solo per l’alta qualità del vino prodotto; questo comprensorio è noto anche per le numerose aziende specializzate nelle lavorazioni di legno massello derivanti da Rovere e Pino svedese, per la creazione di porte ed infissi caratterizzati da grande robustezza e ricchezza di dettagli. Ma è tutto il comprensorio della Valle del Belice ad essere caratterizzato da tradizioni architettoniche e bellezze naturalistiche. Nella vicina Santa Margherita Belice abbiamo il Palazzo Filangeri Cutò. Costruito sulle preesistenze di una rocca araba, fu edificato nel XVII secolo come propria residenza dal fondatore del paese Antonio Corbera. Mantenne sempre un valore emblematico del potere feudale all’interno del territorio dell’alto Belice, fino al tramonto del baronaggio alla fine dell’800. Distrutto dal terremoto del 1968, il palazzo è stato completamente restaurato ed è sede degli uffici dell’Amministrazione comunale. A due passi da Corleone troviamo il Bosco di Ficuzza, vero è proprio simbolo del patrimonio forestale siciliano. Si tratta di un vasto ed esteso altopiano boscoso che ancor oggi riesce ad evocare le suggestive immagini di una Sicilia ricoperta da una unica immensa selva, quale era al tempo dei Greci. Essa per la complessità faunistica che la caratterizzava, divenne la località preferita da Ferdinando IV di Borbone per le proprie battute di caccia, e luogo dove decise di edificare, per la posizione dominante sull’intero territorio, la rinomata “Palazzina Reale”. In questi territori che affondano le radici nella storia troviamo un antico insediamento urbano che sorge su una collina dove risiede la più popolata comunità arbëreshë della Sicilia. In origine chiamata Hora (la città), l’odierna Piana degli Albanesi fu fondata nel 1488 da un gruppo di esuli albanesi in fuga dalla terra natia a causa dell’invasione dell’impero Ottomano. Essi ottennero dal sovrano Giovanni II di Spagna il permesso di occupare quel luogo e di conservare il loro culto greco, da cui il nome di Piana dei greci. Nel 1941 Mussolini cambiò il nome in Piana degli Albanesi, confermando così la volontà della popolazione. In questa caratteristica località gli abitanti hanno saputo conservare le proprie radici culturali quali la lingua, le tradizioni e i costumi. Tra questi grande rilevanza assume la Festa della Pasqua che si svolge secondo un caratteristico itinerario: all’ingresso del paese due pianesi, in costume tipico, accolgono i visitatori regalando loro delle uova colorate. Poi viene celebrata la Santa Messa con la lettura del Vangelo in ben sette lingue, tra cui l’arabo. Infine per le strade della cittadina si svolge un lungo corteo in cui i cittadini indossano sontuosi costumi. A 571 metri sopra il livello del mare in una zona collinare interna sorge un altro insediamento urbano, Contessa Entellina, importante centro artigianale dove vengono forgiate esemplari icone bizantine. All’originaria Contessa, fondata nel 1450 circa da abitanti greco-albanesi ai piedi del Monte Genuardo, fu aggiunto il nome Entellina nel 1875 che deriva da Entella, antico borgo della popolazione Elima. Oggi in questa località, caratterizzata da una bassa percentuale di densità abitativa, si coltivano numerosi prodotti agricoli, quali il grano, le olive, gli agrumi, e l’uva da mosto. Una manifestazione di prestigio, all’interno del calendario di Contessa Entellina, è la Festa della Madonna della Favara, che si svolge nel mese di settembre, durante la quale i fedeli dei due riti cattolici, quello latino e quello greco, si uniscono insieme in un’unica congregazione per la celebrazione eucaristica. Fuori dal perimetro cittadino sorgono la Rocca d’Entella e il Castello di Calatamauro, oltre che le riserve naturali Grotta di Entella e Monte Genuardo.